giovedì 5 marzo 2009

Gli artisti e l'articolo di Alessandro Baricco

in seguito all’articolo comparso su LaRepubblica mercoledì 25 febbraio 2009:
Basta Fondi ai Teatri di Alessandro Baricco, abbiamo chiesto ad alcuni artisti veronesi di darci il loro parere.
Ecco ciò che ne è emerso…

“In linea di massima è impossibile contestare ciò che scrive Baricco: le istituzioni italiane che si occupano di cultura, nella fattispecie di teatro, sono obsolete, antiche; come antichi sono gli strumenti che utilizzano: non adeguati alle richieste del mercato contemporaneo nazionale ed internazionale.
Diventa naturale, quindi, che le attività a tali enti correlate, risentano della staticità di un sistema in stallo.
A prescindere inoltre dalla delicata fase di recessione dei mercati mondiali, è necessario sottolineare che l’Italia è un Paese biologicamente portato a vivere di turismo e cultura ma che tale vocazione è stata spesso dimenticata da enti ed istituzoni pubbliche e da investimenti strutturali carenti oppure veicolati erroneamente.
Che dire dei ca. 500 teatri chiusi, soprattutto nel meridione? oppure dei teatri iniziati e mai portati a termine, nonostante i cospicui fondi europei?
Che dire poi dei teatri aperti e regolarmente funzionanti?
Il loro modus vivendi è forse più vicino a quello di un circo, piuttosto che a quello di un teatro.
La carenza di attrezzature fisse in ciascuna struttura produce, infatti, dei veri e propri carrozzoni itineranti: furgoni stpati di attrezzi e strumenti necessari alla propria produzione che devono spostarsi assieme alla compagnia e che invece dovrebbero far parte di ogni teatro che si voglia definire tale.

Se le strutture fossero messe in grado di funzionare correttamente, ed i fondi erogati non fossero sperperati inutilmente – sport nazionale -, esisterebbero già le condizioni per creare nuove opportunità per le giovani generazioni, che oggi più che mai si trovano a lavorare in condizioni ridicole e talvolta mortificanti rispetto agli assetti europei.
L’Italia, infatti, rispetto agli altri Paesi d’Europa si trova ad essere il fanalino di coda quanto ad investimenti in questo settore e questa situazione crea inevitabilmente grosse difficoltà per chi fa teatro, che si ritrova soprattutto a dover sopravvivere, aggravato da un indebitamento generale prodotto dalla crisi economica in atto.

Ma chi manca all’appello sembrano essere soprattutto i giovani! E qui ci riferiamo sia a chi lo pratica sia a chi ne fruisce.
Dal punto di vista del pubblico, è indubbio che l’attenzione dei giovani sia rivolta più alla televisione e al cinema, forse perché il teatro italiano non sa indovinare il momento d’incontro coi giovani. Oltre ad un mea culpa, però, è necessario rendersi conto che un forte limite è dovuto al fatto dalla poca attenzione riservata dai media al nuovo.
E chiaro che tutto ciò rientra in un circolo vizioso: scarso interesse, poca visibilità, scarsa preparazione del pubblico a recepire nuove istanze artistiche.

E’ ovvio che anche dall’interno sia necessario rinnovare il teatro: la preparazione degli artisti, nonché la costanza nell’aggiornarsi e nel continuare a formarsi, devono essere un valore più forte della necessità di andare subito in scena.
Chi esce dalle scuole, poi, non ha la possibilità di mettersi immediatamente in gioco, di mettere le proprie capacità alla prova.
Ogni teatro italano rasente ancora dell ricerca del divo, del personaggio, ancor più che della qualità e dell’avanguardia;ma non dobbiamo dimenticare che i grandi maestri di oggi sono i giovani di ieri che sperimentavano, che facevano ricerca.

d’accordo con Baricco nel pensar una scuola che preveda un piano di valorizzazione delle arti nei curricula scolastici, che prevede non soo la teoria, ma anche la pratica, attraverso l’adeguamento delle strutture in questo senso (una palestra non è sempre sufficiente!).”

Artisti Associati

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