lunedì 8 dicembre 2008

Corso Gratuito per Tecnico Teatrale

La Regione del Veneto ha approvato il progetto per la formazione professionale superiore del settore dello spettacolo che comprende il corso per tecnico teatrale promosso dalla Fondazione Aida in collaborazione con le compagnie professionali La Piccionaia , I Carrara di Vicenza e Il Gruppo Alcuni di Treviso. La finalità del corso, interamente gratuito, è fornire il bagaglio necessario per intraprendere questa professione dai molteplici sbocchi lavorativi. Il corso, che si svolgerà a Verona presso le aule formative della Fondazione Aida (via Luigi Bonomi), si rivolge a 15 giovani non occupati, maggiorenni, che hanno assolto l’obbligo dell’istruzione.
L’obiettivo è formare una figura tecnica di base e soddisfare la richiesta di tecnici professionalmente preparati da parte dei teatri stabili, compagnie e organizzazioni teatrali.Il percorso propone una formazione di base nelle aree di elettrotecnica, illuminotecnica, fonica, costruzione di scene, allestimento di spettacolo, norme di sicurezza applicate allo spettacolo dal vivo; offre inoltre l’opportunità di aprire lo sguardo alla dimensione europea, attraverso le lezioni (40 ore) studio all’ISTS ad Avignone (Francia), il principale centro di formazione europeo specializzato nelle figure tecniche dello spettacolo dal vivo. Durante il percorso è previsto anche uno stage presso alcune strutture professionali del Veneto. Requisiti per la partecipazione: maggiore età; diploma di scuola superiore o qualifica professionale. La partecipazione è interamente gratuita.Scadenze ed iscrizioni:Le domande d’iscrizione (previa richiesta telefonica dell’apposito modulo al numero 045-8001471, 595284) andranno inviate insieme al proprio Curriculum Vitae entro e non oltre giovedì 8 gennaio 2009 a uno dei seguenti indirizzi: e-mail formazione@f-aida.it , fax 045-8009850. I possessori di curricula valutati idonei verranno convocati per il colloquio di selezione finale di lunedì 12 gennaio. Inizio lezioni: mercoledì 21 gennaio 2009.A termine del corso sarà rilasciato Attestato di Frequenza.Per maggiori informazioni:FONDAZIONE AIDA/Ufficio FormazioneEliana MercantiTel. 045 8001471-045 595284 - fax +39 045 8009850e-mail: formazione@f-aida.it - www.fondazioneaida.it

venerdì 21 novembre 2008

PROCESSO ALLE VERDURE: RETROSCENA DI UN FATICOSO DEBUTTO

Tutto inizia 1 anno fa quando Aida incontra Camst e Giunti, ed insieme pensano ad nuovo bussiness da propinare ai bimbi.
Il virgulto italico, lungi dall’avvicinare la pesata media dei “vitellini” d’oltreoceano, si trova, però, ad essere immerso in un mare di merendine, caramelle, intingoli varii che mettono a repentaglio i buoni propositi delle mamme.
Per non parlare dell'atavica repulsione alle verdure: hai voglia a raccontare che gli spinaci del pranzo sono dei succulenti capelli di drago bolliti dalle streghe!
Da qui nasce il bisogno di sensibilizzare le nuove generazioni ad una sana e corretta alimentazione fin dalla tenera età.
E allora perchè non ideare uno spettacolo ed un libro ad hoc?

Ma sia l'organizzatissima azienda di ristorazione, che l'efficientissima casa editrice, non avevano fatto i conti con delle insidie che si nascondono sulla strada di una produzione di successo!

Partiamo dalla la regia, che inizialmente avrebbe dovuto essere affidata alla già collaudata Catia Pongiluppi (Avenida Immaginaria, La Freccia Azzurra, Nella Notte di Natale...).
I provini, invece, avevano visto i vincitori i navigati: Riccardo, Cristina, Emanuela.

Per quanto riguarda scenografie e costumi, la proposta iniziale di uno sponsor è stata quella di creare tutto con la carta.
Ci siamo chiesti se i suddetti avessero la minima idea di cosa succedesse tra gli attori nel backstage ed in scena...
La produzione, dopo le opportune considerazioni, ha deciso quindi di ingaggiare il Stefano Coccurello, detto il Cocu: tutto d’un pezzo come si confà agli abitanti dei monti di San Giovanni in Persiceto, il Cocu, alterna la costruzione di scene teatrali ultra resistenti al disboscamento del terreno sotto casa.
Ma il meglio aveva ancora da venire!

Tutti sanno, in Aida, che quando la porta dell'ufficio di Meri è chiusa, la distanza di sicurezza da mantenere dalla porta è di circa 1 metro e mezzo.
Le pareti dell'ufficio, inoltre, sono insonorizzate.
Ecco perchè non sappiamo cosa sia accaduto durante il colloquio con Catia.
Fatto sta che la regista ha deciso di abdicare.
Ed ecco, qualche tempo dopo, l'incoronazione di Massimo Lazzeri a regista ufficiale, il quale decide di ammettere a corte anche Francesco Pellino.
Francesco Pellino detto l'eclettico, che durante le prove ha subito metamorfosi impensabili:
da sedano a fagiolo, da Pierino a Lupo (ma questa, è un'altra storia), cavolfiore, Tommy, nonchè grande amico di Paolo Poli.

Massimo Lazzeri, si diceva: già acclamatissimo nel “William, se volete” decide di replicare.
E nuove, minacciose nubi problematiche avanzano all’orizzonte.
Non perché non sia bravo, ma perché il copione è stato consegnato agli attori con qualche giorno di ritardo rispetto al previsto!(Meraviglioso, l’ escamotage dello scaltro Pellino:attaccare la parte del sedano sul sedano stesso!!).
Che dire poi della povera Manu:a 5 giorni dal debutto si è vista con grandi fette del copione rivedute e corrette, le scene da montare, i costumi da cucire, le verdure da mangiare, il teatro strapieno di bambini.
La poverina è andata in crisi - ulteriori dettagli e chiarimenti sul significato di “crisi” non sono pervenuti. La fedina penale della suddetta, ad oggi, risulta comunque pulita.

Abbiamo dimenticato qualcuno?
Ah..Cristina Nadrah! Tutto lo staff si chiede ancora dove (e soprattutto come) riesca a trovare la serenità buddista con cui affronta la tragicomicità del lavoro in Aida.
Il giorno del debutto: 9 novembre 2008

Tutto pronto, tutti pronti:: carote, sedano, fagioli, cavolfiore, canzoni.
Riccardo sistemava il pubblico, (le centinaia di parti non erano sufficienti, anche quella della maschera?!?!) Massimo è andato a fare Pinocchio, RobertoTerribile, in fibrillazione, inveiva contro Antonella (la Gatta, cassiera ufficiale, l’ha scampata!) assalita dall'orda di spettatori che reclamavano biglietti e prenotazioni.

Meri mascherava il tutto con eficacissime public relations, in attesa dei 20 giornalisti che avrebbero dovuto occupare le prime file. Lara, i giornalisti erano in 5!!
Non è dato a sapere cosa sia accaduto ai tecnici in cabina regia.

Il sipario, ad ogni modo, si è aperto senza incepparsi.

giovedì 13 novembre 2008

Logica deduttiva

Qualche giorno fa, Andrea, si lamentava della vita in quel di Merano.
MeranoMeran è una ridente cittadina in provincia di Bolzano, nell’ancora più ridente (benché spicchi per l’alto tasso di suicidi) Regione Trentino-AltoAdigeSuedtirol.
Andrea raccontava che i ggiovani meranesi, durante la settimana, usano rinchiudersi in casa a fare NULLA, oppure, per bene che vada, organizzare degli avvincenti tornei alcoolici, tra amici. Nel week end, invece, frustrati dalla settimana lavorativa, i ragazzi portano avanti con orgoglio e dedizione, quello che pare esser diventato lo sport nazionale: ubriacarsi.
Perché?
Embeh, direte...l'AltoAdigeSuedtirol NON è Italia!
A Merano, così come in altre e altrettanto ridenti località peninsulari, la cantilena è sempre la stessa: per noi gggiovani, non c’è mai nulla da fare!


Venerdì 21 novembre ’08
Teatro Filippini
Federico Rampini presenta il suo ultimo libro: “Centomila punture di spillo”
e la componente femminile dell’ufficio è in fibrillazione.
Lara, addetta stampa, ha passato un pomeriggio intero a cercare la mise adatta all’evento ed ha acconsentito affinché venissero postate le sue affermazioni a riguardo: “sono innamorata di lui, non vedo l’ora che atterri al Catullo”.
Giulia, meno enfatica: “Mi piace brizzolato” (anche il tuo fidanzato legge il blog, Giulia?)
Voci di corridoio mormorano di un appuntamento dal parrucchiere per Meri, il capo.
Guglielmo, maschio stacanovista, ha risposto semplicemente con un “Chi viene, scusa?”
Fatto sta che il corrispondente da Pechino per Repubblica apparirà fugacemente a Verona per parlare di come, la nostra pigra, indolente e sconsolata Italietta, possa infilare un paio di Nike (le porta lui da Pechino?) per tornare a correre e riattivare l’economia, proprio come si confà ad un Paese Occidentale!

Per smettere di piangersi addosso ed iniziare a fare qualche cosa.

giovedì 6 novembre 2008

...a proposito di insieme...



A proposito di INSIEME…


IL TEATRO DELL’ OPPRESSO è una filosofia teatrale che comprende differenti tecniche create dal regista brasiliano Augusto Boal già direttore del teatro Arena di San Paolo. Le accomuna l'obiettivo di fornire strumenti di cambiamento personale, sociale e politico per tutti coloro si trovino in situazioni di oppressione.

Ispirato alle idee di Paulo Freire ed al suo conosciuto trattato, La Pedagogia degli Oppressi, Il Teatro dell'Oppresso nasce in Brasile negli anni 70, in un clima di lotte operaie e contadine. In origine questo metodo era un mezzo per rendere coscienti le persone rispetto ai conflitti sociali.
Nel suo passaggio in Europa il teatro dell'oppresso è stato utilizzato per lavorare sui conflitti personali.
Il teatro e la recitazione hanno qui il fine di rappresentare le oppressioni quotidiane con l'intento di trovare strategie per la trasformazione dei conflitti.
Oggigiorno si applica in tutto il mondo dove l'oppressione continua ad esistere sia in forme sottili che conclamate, principalmente come squilibrio di potere o esclusione sociale. Uno dei motivi della popolarità del TdO è l'idea di attivare lo spettatore ponendolo al centro del lavoro teatrale, al fine di includere differenti rappresentazioni della realtà ed esplorarne possibili trasformazioni in forma creativa e socializzata.

Fondazione Aida ha pensato ad un laboratorio teatrale per adolescenti con le tecniche del TdO. Attraverso un insieme di esercizi, giochi e tecniche teatrali che hanno lo scopo di “de-meccanizzare” fisicamente e intellettualmente le persone che lo praticano, il TdO propone il dialogo come mezzo per riflettere e trovare alternative ai conflitti interpersonali e sociali che fanno parte della vita quotidiana degli attori e degli spettatori. Si fa promotore di iniziative e dibattiti che portano le persone a riflettere su problemi attuali della realtà in cui viviamo.

Homo Faber

Francesco ha 11 anni e frequenta la prima media. Le lezioni durano solitamente sino alle 15.00 (il venerdì, gli va di lusso: finisce alle 13)
Ma per un bambino che da qualche anno sa che Babbo Natale è l’alter ego del “papi” – ovvero colui che “lecitamente” sopperisce alle mancate attenzioni del genitore con beni materiali – ed il cui motto è “da grande farò tanti soldi come il mio papà” – ecco, per un bambino dell’età borghese contemporanea, l’imperativo è (ahilui) crescere.
Crescere sano, sveglio, agile ed atletico, nonchè colto e ricettivo abbastanza da sbaragliare la concorrenza di migliaia di future cellule produttive del sistema capitalista occidentale.
Che fare allora?? Anzi, che far fare al nuovo bambino già proiettato nel mondo dei grandi??
La mamma di Francesco ha deciso che l’adorato pargolo avrà tutta la settimana impegnata – in modo che si abitui ai ritmi frenetici del nuovo millennio - : il lunedì pomeriggio c’è il corso di rugby e poi quello di pianoforte. Il martedì, invece, catechismo e inglese – le lingue straniere devono essere assorbite da subito - . Il mercoledì Francesco si definisce libero. Giovedì invece il corso di nuoto e le lezioni di tedesco. Venerdì pomeriggio i compiti per la settimana successiva.
Non è dato sapere cosa faccia Francesco nel week end, ma nell’aria svolazza l’idea di un corso di sci (quello di vela, al lago, è terminato a settembre!).
D’altra parte non ci sono più i cari vecchi “parchi cittadini”: quelli che una volta erano mèta preferita dei nonni e fanciulli triciclizzati, ora pullulano di loschi figuri barcollanti – vino, droghe, varie ed eventuali? – e di, ancor più pericolosi, operatori ecologici muniti di automezzi che paiono usciti da Blade Runner.
Ed il giardino sotto casa?
Quale casa? Quale giardino? Cementificazione, sovrapopolazione, traffico, smog e probabilmente anche la pioggia che arriccia i capelli non permettono più le fughe sotto casa o la costruzione di casette sull’albero – è molto probabile, tra l’altro, che l’albero sia stato abbattuto per far posto ad un parcheggio o sia semplicemente morto-.
E se a Babbo Natale non crede più, figuriamoci alle favole!
D’altra parte chi gliele racconterebbe??

La mamma di Francesco : giovanilissima e atleticissima signora è impegnatissima sul lavoro fino a sera. Si rilassa tre volte la settimana con una partitina a tennis con l’amica ed il giovedì sera al cineforum. Legge, è dedita ad attività filantropiche, cucina – bene, pare – e trova anche il tempo per fare dello shopping e le marmellate fatte in casa. Frequenta, da anni, un corso di danze popolari.
Il babbo? Figura mitologica: fuori per lavoro dal lunedì al sabato. La domenica si riposa tutto il giorno (lo ha fatto anche Dio, no?)

Daniele Silvestri, che non c’entra nulla con la famiglia di cui sopra, ha scritto una canzone che fa pressappoco così:
“…e meno male che ho l'istinto e l'abitudine
ad arginare questo vuoto di inquietudine
perché se avessi meno cose per cui correre
dovrei guardare in faccia il buio
farmi raggiungere…”

Lungi da noi l’intento moralizzante delle masse annichilite e frustrate dall’accumulo…anzi!! Fondazione Aida ha pensato proprio a dei laboratori cui potrete iscrivervi nel caso aveste un paio di ore libere alla settimana.
La differenza?
Trovatela voi:

Fazzoletti e Nuvole è un laboratorio per insegnanti, genitori, nonni, studenti che vuole proporre un approccio originale agli oggetti della nostra quotidianità. Che fare di una scarpa? E di un mestolo? Mettendo una gruccia nel frigo che succede? Ovvero: estraniando gli oggetti dal loro usuale contesto, di quale nuovo significato si caricano?Quali le loro potenzialità espressive? Come?
Le tecniche di manipolazione e improvvisazione acquisite potranno essere applicate con bambini e ragazzi.
E se una sera, mamma e figlio, disdicessero gli impegni e giocassero un po’ INSIEME?

martedì 28 ottobre 2008

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Vivere una vita interamente privata significa prima di tutto essere privati delle cose essenziali a una vita autenticamente umana: essere privati della realtà che ci deriva dall'essere visti e sentiti dagli altri, essere privati di un rapporto "oggettivo" con gli altri, quello che nasce dall'essere al tempo stesso in relazione con loro e separati da loro grazie alla mediazione di un mondo comune di cose, privati della possibilità di acquistare qualcosa di più duraturo della vita stessa. La privazione implicita nella vita privata consiste nell'assenza degli altri.

Hannah Arendt, Vita activa, 1958

giovedì 16 ottobre 2008

a noi le classi piacciono miste...


Mai come ora in Italia, è necessario tenere conto dei processi di globalizzazione e dei contesti multiculturali in cui istituzioni, mercati e aziende si trovano ad operare per far fronte a nuove istanze e bisogni da integrare a quelli preesistenti.
Il riferimento alle richieste provenienti da comunità non tradizionalmente occidentali ma stabilitesi da tempo nel nosro Paese è ovvio.
L'italiano medio, insomma, è cambiato.
Non più la casalinga di Voghera o la “süra” di C.so Como quali target da tenere in considerazione.
O meglio: se la casalinga di Voghera, oggi, indossasse il Hijab?
Nell'immaginario di qualche decennio fa la donna islamica, complici una grossolana informazione ed un buonista interesse a riguardo, vedevano una donna velata rinchiusa in casa senza il permesso, non dico di un giro alla Rinascente, ma neppure all'alimentare sotto casa.
Ma cosa vuol dire, oggi, portare il Hijab?
L'oggetto è portatore di significato: lo sanno gli adolescenti che abbinano kefia a clarks o woolrich a prada.
Lo sa la Pina di Voghera che vorrebbe il bauletto di Vuitton.
Lo sa la studentessa di Filosofia che quel bauletto non lo porterebbe MAI, salvo poi spendere un'ira di iddio per un paio di Birkenstock per ogni stagione.
Ma più di tutti lo sanno le agenzie di comunicazione e gli uffici marketing.
L'oggetto è feticcio, l'oggetto è vettore di un desiderio.
Anche il Hijab, il velo.
Ma come cambia la percezione di esso tra le donne musulmane?
E cosa ci vedono le donne occidentali, spesso nascoste da un velo di trucco o una taglia 42??

Fondazione Aida, è promotrice, assieme a Grecia e Bulgaria di “ReConcArt, reconciliation through art - perceptions of Hijab”: un progetto che ha ottenuto il finanziamento della Commissione Europea per il programma Cultura 2007-2013.
L'iniziativa si propone di indagare il significato e l'uso del Hijab in Europa, per le donne musulmane e non, attraverso il linguaggio teatrale. Il percorso italiano ha trovato, tra l'altro, un luogo ideale di sviluppo del lavoro e individuazione delle persone da coinvolgere nella collocazione di Fondazione Aida in un quartiere, quello di Veronetta, ad alta concentrazione di immigrati musulmani. Una zona indubbiamente problematica, ma contemporaneamente ricca di input dal punto di vista culturale.

Alla fase di coinvolgimento di donne di estrazione sociale, cultura, relgione differenti, è seguita quella di un percorso laboratoriale teatrale quale “terra comune” di dialogo e comprensione tra di esse che sfocierà, a marzo, nel debutto dello spettacolo “Hijab – il Velo” la cui regia ed i cui testi sono stati affidati a Letizia Quintavalla e che sarà in turnèe durante la stagione estiva 2009.

mercoledì 8 ottobre 2008

parlare del tempo...

Domenica scorsa il sipario si è alzato sulla Rassegna Famiglie a Teatro.
Domenica scorsa il sole splendeva in cielo e l'aria era tiepida.

E' banale e scontato parlare del tempo, lo sappiamo: ma per chi lavora indoor, la variabile metereologica, soprattutto durante le "mezze stagioni" (che sì, esistono ancora) è da tenere in stretta considerazione.

Quali sono le opzioni che si palesano ad una famiglia la domenica mattina verso le 7.00, quando i bambini iniziano a saltare sul letto con somma gioia dei genitori?
1) sedare i bambini con coccole e/o tv per mantenere un dormiveglia ristoratore sino alle 10.00
2) alzarsi, preparare la colazione e decidere, dopo aver guardato fuori dalla finestra, che fare della giornata davanti a se'.

Momento topico, per gli operatori di qualsiasi settore:
i negozianti sperano nelle nuvolaglie sparse per un giretto in centri (più o meno commerciali); i gestori degli esercizi sul lago vorrebbero il sole alto che invogli alla gita fuori porta.
I teatranti sperano, se non nel maltempo, in cattive nuove da Giuliacci o chi per esso in modo che i luoghi chiusi diventino più attraenti alle famiglie cittadine che, dopo un pranzo in famiglia, decidono di smaltire la lasagna od il lesso con la pearà dirigendosi a teatro.

Domenica scorsa, nonostante le aspettative, il teatro Filippini ha visto un discreto afflusso.
Le previsioni per il prossimo fine settimana? Assolutamente pessime!

martedì 23 settembre 2008

dal barbiere...

Fine settembre.
Una nuova stagione di rassegne, eventi, progetti della Fondazione.
Nella fattispecie la Anto e la Stefi sono state inviate in missione dall'Ufficio Formazione tra gli istituti scolastici del Veronese a portare il verbo del Teatro Scuola e delle attività didattiche della prossima stagione.
Impresa ardua, se si pensa ad una delle costanti dello stato assistenziale post-moderno: che sia accanitamente a destra, coerentemente a sinistra, indecisamente centrista...l'hobby preferito è sempre quello del “taglio dei fondi”.
I settori che godono di precedenza nella spuntatina da “sindrome del barbiere”?
I già spelacchiati Cultura, Ricerca, Istruzione.
Ed eccoci dunque: le lezioni sono iniziate, gli insegnanti hanno già preso ad abusare di Benagol, ed il Teatro Filippini è pronto ad accogliere frotte di giovinetti scalmanati.
L'inflazione? Si tampona mantenendo il prezzo dei biglietti d'ingresso inalterato da 3 anni.

Drriiiiiiinnnnn – Si alzi il sipario!

lunedì 26 maggio 2008

Dal diario di "Marco Polo"

Santa Giustina in Colle (PD), 24 maggio ‘08

Marco Polo: “Principessa!”
Bambina del pubblico: “Sii dimmi!”
Marco Polo: “Addìo mia Dama: sposerete il Figlio del Re!”
Bambina del pubblico: “Va bene! Ciao!”

Eugenio Barba, in una delle sue riflessioni, afferma che la relazione tra
lo spettatore e l’attore è TEATRO.
Inpendentemente dal luogo, dall’occasione o dalla storia rappresentata per
dare vita al teatro è indispensabile questa relazione.
La relazione è vivacissima quando gli spettatori sono bambini, sì si lasciano catturare dall’attore con tutti i sensi a tal punto da sentirsi interlocutori diretti e intervenire nello spettacolo.

4 salti in bulgaria

1 tappa del viaggio in bulgaria:
PARTENZA:
Ore 7.45 Roberto, Cristina, Everson, Emanuela:questi quattro protagonisti caricano le valige,chiudono le porte del furgone..e via,si parte!!
Tutti avevano una faccia sconvolta dal sonno e dall’interminabile viaggio che li aspettava ma nonostante ciò l’entusiasmo e l’eccitazione impediva loro di riposare un po’!!
Qualche ora di viaggio e primo confine passato,siamo in Slovenia, anch’io come i miei compagni,rimango colpito ed affascinato dal lento cambiamento del paesaggio...dalla grigia pianura italiana(che accompagna l’autostrada A4)ai verdi boschi insediati sulle colline slovene.. eccoli, i primi cartelli stradali incomprensibili(x fortuna c’è la mia padroncina Cristina)!!!
Pit-stop pranzo: ..........tutto buono eccetto le patatine fritte super unte!
Si riprende il viaggio...PUF PAF...un po’ rimbambiti dalla digestione e dalle continue soste per pagare le autostrade arriviamo al secondo confine: la Croazia!!!
Qui c’è proprio poco da dire se non che è abbiamo provato l’emozione della prima vera e propria dogana ma super Terri(Roberto) e la mia fidata padroncina Cristina sono riusciti a farci passare senza problemi e grazie a questa micro pausa le mie orecchie hanno riposato un po’ dal continuo e straziante suonare e cantare di quegli altri due seduti dietro(sapevano solo due canzoni e male)!Qui abbiamo assaggiato i primi tremendi caffè(si vede che siamo usciti dall’ Italia)poi ci siamo avvicinati a ZGREB capitale croata.
Di questo paesaggio non dico nulla perché ero distratto da quei due giullari di cui vi dicevo prima e comunque non c’era niente di speciale da dire, solo lunghe strade costeggiate da tristi pianure!
Confine serbo,tutto liscio(mi chiedo come Cristina possa conoscere tante lingue)!
Sosta pipì e cambio guida...finalmente il furgone riposa un po’ da tutte quelle acrobazie fatte fino a quel momento!!
Sembra quasi di essere su un’altro pianeta,qui le persone sono tutte scontrose(o almeno quelle che abbiamo incontrato)e fanno pagare il bagno negli autogrill(per fortuna io la faccio dove capita)!!
Anche qui il paesaggio va piano piano mutandosi, infatti fino a BEOGRAD c’erano immense distese di niente ma poi siamo arrivati ai piedi di graziose colline ed inoltre abbiamo trovato i primi cartelli scritti in una forma strana,per me assolutamente nuova,il cirillico!!!!Punto a favore del musicista(ora driver) che aveva preparato una specie di legenda del loro alfabeto(beh,devo dire che Emanuela al di la del far casino non faceva proprio niente!!)
I miei amici erano on po’ stanchi, si erano fatte le 7 di sera ed erano dodici ore che viaggiavamo e così Cristina ed Emanuela(finalmente) si sono date da fare per cercare una città vicino all’autostrada per fermarci la notte...eccoci a VELIKA PLANA e alla “PUTARINA”(casello autostradale)ci hanno fregato:14 euro per una tratta di circa 50 km!!!
In qualche modo chiediamo indicazioni per l’albergo più grande del posto e finiamo così in una stradina campagnola che ci ha condotto davanti a questo vecchio e decadente albergo...si sente che nell’aria c’è odore di post-guerra!!