giovedì 6 novembre 2008

Homo Faber

Francesco ha 11 anni e frequenta la prima media. Le lezioni durano solitamente sino alle 15.00 (il venerdì, gli va di lusso: finisce alle 13)
Ma per un bambino che da qualche anno sa che Babbo Natale è l’alter ego del “papi” – ovvero colui che “lecitamente” sopperisce alle mancate attenzioni del genitore con beni materiali – ed il cui motto è “da grande farò tanti soldi come il mio papà” – ecco, per un bambino dell’età borghese contemporanea, l’imperativo è (ahilui) crescere.
Crescere sano, sveglio, agile ed atletico, nonchè colto e ricettivo abbastanza da sbaragliare la concorrenza di migliaia di future cellule produttive del sistema capitalista occidentale.
Che fare allora?? Anzi, che far fare al nuovo bambino già proiettato nel mondo dei grandi??
La mamma di Francesco ha deciso che l’adorato pargolo avrà tutta la settimana impegnata – in modo che si abitui ai ritmi frenetici del nuovo millennio - : il lunedì pomeriggio c’è il corso di rugby e poi quello di pianoforte. Il martedì, invece, catechismo e inglese – le lingue straniere devono essere assorbite da subito - . Il mercoledì Francesco si definisce libero. Giovedì invece il corso di nuoto e le lezioni di tedesco. Venerdì pomeriggio i compiti per la settimana successiva.
Non è dato sapere cosa faccia Francesco nel week end, ma nell’aria svolazza l’idea di un corso di sci (quello di vela, al lago, è terminato a settembre!).
D’altra parte non ci sono più i cari vecchi “parchi cittadini”: quelli che una volta erano mèta preferita dei nonni e fanciulli triciclizzati, ora pullulano di loschi figuri barcollanti – vino, droghe, varie ed eventuali? – e di, ancor più pericolosi, operatori ecologici muniti di automezzi che paiono usciti da Blade Runner.
Ed il giardino sotto casa?
Quale casa? Quale giardino? Cementificazione, sovrapopolazione, traffico, smog e probabilmente anche la pioggia che arriccia i capelli non permettono più le fughe sotto casa o la costruzione di casette sull’albero – è molto probabile, tra l’altro, che l’albero sia stato abbattuto per far posto ad un parcheggio o sia semplicemente morto-.
E se a Babbo Natale non crede più, figuriamoci alle favole!
D’altra parte chi gliele racconterebbe??

La mamma di Francesco : giovanilissima e atleticissima signora è impegnatissima sul lavoro fino a sera. Si rilassa tre volte la settimana con una partitina a tennis con l’amica ed il giovedì sera al cineforum. Legge, è dedita ad attività filantropiche, cucina – bene, pare – e trova anche il tempo per fare dello shopping e le marmellate fatte in casa. Frequenta, da anni, un corso di danze popolari.
Il babbo? Figura mitologica: fuori per lavoro dal lunedì al sabato. La domenica si riposa tutto il giorno (lo ha fatto anche Dio, no?)

Daniele Silvestri, che non c’entra nulla con la famiglia di cui sopra, ha scritto una canzone che fa pressappoco così:
“…e meno male che ho l'istinto e l'abitudine
ad arginare questo vuoto di inquietudine
perché se avessi meno cose per cui correre
dovrei guardare in faccia il buio
farmi raggiungere…”

Lungi da noi l’intento moralizzante delle masse annichilite e frustrate dall’accumulo…anzi!! Fondazione Aida ha pensato proprio a dei laboratori cui potrete iscrivervi nel caso aveste un paio di ore libere alla settimana.
La differenza?
Trovatela voi:

Fazzoletti e Nuvole è un laboratorio per insegnanti, genitori, nonni, studenti che vuole proporre un approccio originale agli oggetti della nostra quotidianità. Che fare di una scarpa? E di un mestolo? Mettendo una gruccia nel frigo che succede? Ovvero: estraniando gli oggetti dal loro usuale contesto, di quale nuovo significato si caricano?Quali le loro potenzialità espressive? Come?
Le tecniche di manipolazione e improvvisazione acquisite potranno essere applicate con bambini e ragazzi.
E se una sera, mamma e figlio, disdicessero gli impegni e giocassero un po’ INSIEME?

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